Harvest

Privata

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    Angelici
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    Abel Cain Pearson | 364 anni | Angelo | scheda livello
    Non era mai stato tanto facile, mettere a dormire Abel.
    In quei tempi di orizzonti burrascosi e dubbi quotidiani, la fede più cieca sapeva mostrarsi estremamente limitata, inetta, quasi ingenua, abbandonata alla fiducia senza il lume della prudenza a rischiararne il cammino. Chiudeva gli occhi di fronte alle trappole, perdonava ogni fendente, e si auspicava umilmente tempi migliori.
    Non aveva mai creduto a quella fandonie, Cain, che a dispetto del primogenito non ammetteva devozione che non contemplasse consapevolezza e forza; lui aveva imparato a guardare nell’ombra senza rifuggirla, ed osava là dove la prudenza interrompeva il passo come il più vile degli schiavi.
    Quel giorno aveva concesso ad Abel appena il tempo della preghiera mattutina, una colazione semplice ed un bagno ristoratore nella fonte privata della sagrestia, poi lo squarcio di una prepotenza inaudita aveva spento la coscienza dominante, confinando nel buio l’innocenza per innescare all’istante fiamme capaci di suscitare invidia a Lucifero in persona.
    C’era del lavoro da fare, valutò meccanicamente mentre scavalcava la tunica, scegliendo sbrigativamente al suo posto un paio di jeans ed una camicia scura, sulla quale appuntò il collarino ecclesiastico mentre già richiudeva il lucchetto della stanza proibita. Divorò in discesa le scale privo della pacatezza di un reverendo, saltò giù dall’ultimo gradino ed inforcò sul naso un paio di occhiali da sole.
    Erano in pochi a conoscere la sua diagnosi psichiatrica, ma i più avevano imparato a distinguere i diversi momenti del parroco, giustificandoli unicamente con la sua attitudine a vivere una vita mondana non confinata alle sacre pareti della chiesa, motivo per cui in strada non ricevette più di qualche cenno del capo qui e segno della croce di là.
    Camminò finché gli fu possibile, usufruì di un mezzo pubblico quando fu necessario, e compì gli ultimi passi necessari in Cittadella scrutando metodico i profili degli edifici che la occupavano: funzionali, accademici, quasi scenici per i suoi gusti. Era un lupo che contempla un mucchio di capanne dal facile abbattimento, ma che decide di rimandarne per utilità lo sfondamento. Tutto aveva un suo tempo.
    L’armeria, d’altro canto, non faticò a rapire tutta l’attenzione del consacrato non appena comparve nell’orizzonte visivo. Demon’s Soul, un titolo di cui Abel avrebbe rinnegato persino la pronuncia, un monito che neppure l’anima più stolta avrebbe potuto trascurare, per Cain niente più che la conferma di trovarsi nel luogo più giusto agli intenti designati.
    Sprezzante dell’istinto, insubordinato alle più consone norme naturali, varcava adesso l’uscio della casa del diavolo imbracciando a due mani Fierezza ed Orgoglio.
    «...Che non si dica del diavolo che pecchi di inospitalità, quando spalanca direttamente le porte dell’anima dei suoi demoni
    Una voce grave nel timbro, dilatata da una cadenza quasi ipnotica, stretta dall’accento scozzese che ne induriva gli spigoli, venne fuori da un volto contratto nel compiacimento, e fu accompagnata da occhi che accarezzavano teche e scaffalature con l’ammirazione di un esperto che non teme concorrenza.
    «Ho sentito parlare di un fabbro esperto, qual è il prezzo per una sua consulenza?»
    Si sarebbe rivolto a chiunque lo avesse accolto, paziente nell’attendere la rivelazione dei propri desideri, e già ebbro del ribollir del sangue nelle vene angelicate.




     
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