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Abel Levi Barrow Età | 26/09/1997 (24 anni) | Luogo di nascita | Tucson, Arizona | Sesso | M | Razza | Virtù (Precisione) | Stato economico | Benestante | Allineamento | Neutrale puro sono bilancia scusate | Lavoro/Anno di corso | Falegname e proprietario del The Golden Bough (falegnameria al the Core) | Prestavolto | Marco Ilsø | Scheda livello | Link alla scheda |
Atipico. Probabilmente i più lo considerano semplicemente un campagnolo, d’altronde appena dici “Arizona”, in California, pensano a quello. Abel non segue le mode, in realtà non sa nemmeno cosa vada di moda. Veste come capita, tiene i capelli lunghi e biondicci quasi sempre raccolti in trecce, la barbula che cresce un po’ come gli pare, tagliata alla bell’e meglio. E’ alto un metro e ottanta e ha un fisico abbastanza temprato dal lavoro fin dall’adolescenza perché certo, c’hanno tutti la magia, ma lui la legna la taglia a mano mlmlml. Gli occhi sono d’un castano chiaro cangiante, tendenti al verde. Ha vari tatuaggi, sul corpo, nessun piercing. |
Schivo, poco incline ai rapporti sociali, Abel vive nel suo mondo. Ha l’impressione di non riuscire a rapportarsi con le persone, nonostante il sorriso che indossa a volte al Golden Bough – anche quello a giorni alterni. Gira quasi sempre da solo, le poche persone con cui ha un qualunque tipo di rapporto sono quelle che conosce da una vita. Ligio, dedito alle proprie attività, possiede una grande etica del lavoro. Odia lasciare le cose incompiute ed è un perfezionista. Gli piace creare forme d’arte ogni tanto, che esprimono forse quello che tace a parole. Non è diffidenza, la sua, più probabilmente disinteresse. Ama avere i suoi spazi, il suo silenzio, le sue credenze. Il suo mondo è fatto di entità in cui la gente non crede più: dei, personificazioni. Gli piace pensare che ogni cosa possa essere tangibile, anche i sentimenti. Adora leggere, qualsiasi cosa, persino il volantino del discount. Ci passa le nottate e i momenti bui, ed è informato su ogni cosa. Gli piace farsi una cultura su un po’ di tutto. |
Forse, dagli Angeli, Abel ha ereditato l’atteggiamento distaccato, quell’apatia che a volte lo fa somigliare a suo padre. Non se lo ricorda nemmeno, di lui ha visto solo delle foto. Troppo presto, troppo in fretta. Lo ha cresciuto sua madre, senza nemmeno troppa attenzione. Sempre impegnata col lavoro e le sue cose. Eppure gli ha insegnato la disciplina, se non altro: l’autocontrollo glielo deve. Al resto poi ha pensato da solo. A darsi dei ritmi, dei modelli da seguire. Era tutto scritto in quei fottuti libri, bastava isolare gli elementi. E così ha dato sempre più spazio a quei mondi immaginari da dimenticarsi delle persone vere. Esattamente come aveva fatto sua madre per altri motivi. Ma lui stava bene con sé stesso, senza ombra di dubbio. Appena maggiorenne si è sbrigato ad andare a vivere in un appartamento tutto suo, lontano dal caos, e ha aperto l’attività che suo padre aveva iniziato a costruire tanto tempo prima. Era un sognatoreche all'epoca, nonostante mancassero tutte le carte, aveva già messo su l’insegna. E’ la stessa che è appesa fuori dal negozio di Abel, oggi. Perché i sogni, spesso, trovano strani modi per avverarsi. |
-E’ pagano. - ora con sto falegname mi partono un sacco di battute stupide sulle seghe: sarà il leitmotiv dei post. - Gli piace intagliare piccole sculture, dipingere e modellare la creta. - Vive in un appartamento isolato, ai margini di una delle zone residenziali di LA. - Ha dei gatti che lascia alla falegnameria “per cacciare i topi”, dice lui. In realtà sono da compagnia. |
Edited by Truth‚ Dare or Hell - 11/7/2022, 17:59
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