A Forgotten Legend

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    Echo Park | Domenica ore 11:30 |

    Definire torrida quest'estate è un semplice eufemismo. Il termometro, oramai da settimane, punta verso l'alto ed ha sfiorato i trentotto gradi, ben lungi dal clima più disteso dell'estate californiana.
    E' normale quindi che in questa piacevole domenica, Diurni e Notturni, siano scappati a cercare la frescura dell’oceano, degli stagni e dei parchi cittadini.
    L’afa è appiccicosa, una mano umida che stringe la gola e rende i passi pesanti, le voglie flaccide e bruciante il desiderio di un’ombra abbastanza ampia e fresca.
    L’Echo Park è stato preso d’assalto da chi predilige un fresco prato alla sabbia dorata delle spiagge (e dall’affollarsi della calca umana). Il parco è un piccolo gioiello urbano, incastonato poco lontano dal nucleo storico della città degl Angeli, permette di osservare il suo skyline intrigante, percepire in lontananza la brezza oceanica, ma al contempo godersi la frescura di un prato ben curato, alberi in abbondanza ed un grande lago artificiale che estende piccole insenature e stagni minori sul suo perimetro.
    Visto dell’alto l’Echo Park è un mosaico di colori, fatto di asciugamani, ora con il grosso faccione di Trump, ora con tavole da surf, che si alternano in un gioco di colori e corpi semi-nudi, che cercano il calore del sole per la più omogenea tintarella che esiste. Famiglie, ragazzini, universitari e vecchietti, sono sparsi ovunque per il parco per cercare il proprio angolo di pace e ristoro in questa torrida estate.
    Numerosi sono poi i cigni, dei piccoli pedalò, che vengono affittati dagli amanti per godersi la finta privacy del parco. Si allontanano a suon di pedalate e di scambiano baci ed effusioni, non così lontani dalla riva e dallo sguardo giudicante di Emily, anziana di Lake Street che oggi porta a spasso i suoi sette doberman, tutti accucciati al sole di una palma, mentre la loro padrona agita un pugno invidioso verso la coppia più vicino a tiro. Richiama morigeratezza e castità, ricevendo in cambio solo le braghe calate di un mezzo punk che gli mostra i genitali, con tanto di grassa risata della sua accompagnatrice.
    Poco più in là, invece, un gruppo di universitari della University of Southern California gioca pigramente a fresbee, alternando i tiri del disco giallo e rosso (i colori della loro università) con un tiro di una canna che viene passata di mano in mano.
    Ma c’è anche chi lavora, purtroppo. Un piccolo esercito di giardinieri cura le aiuole di fiori e gli alberi, ben attenti che l’arsura non provochi troppi danni. Un paio di cigni-pedalò sono stati requisiti dal personale del parco che armato di retino va a dragare le immondizie della notte passata, un galleggiare di piatti, buste e lattine, oltre che un numero imprecisato di preservativi. Gary, uno dei guardiani, porta un rendiconto personale dei ritrovamenti, che risulta essere quasi più affidabile di qualsiasi statistica nazionale.
    L’Echo Park, è vostro, tranne che per una piccola area a sud del parco, ricca di digitazioni del lago, una sorta di piccolo arcipelago, che risulta esser chiusa al pubblico, bordata da nastri gialli con la sigla UCLA, il dipartimento archeologico dell’Università della California.
    Divertitevi, cercare il sole o l’ombra, lo sport o il riposo, le bestemmie o i baci. Il geyser centrale del lago, ogni venti minuti si esibisce in una esplosione garganturesca che libera nell'aria vapori freschi e piacevoli.
    Questa è la città degli Angeli, dove Diurni e Nascosti si mescolano, si confondono, convivono ed a volte giocano anche a fresbee insieme.



    Benvenuti alla Quest di Apertura del TDH!

    Ci troviamo in una torrida mattina d'Estate in quel del Echo Park, nel cuore di Los Angeles.
    Sentitevi liberi di introdurre il vostro personaggio come meglio credete, gli spunti narrativi sono diversi e la scusa per trovarvi lì è semplice.

    Questo primo giro sarà meramente introduttivo, per prendere confidenza con i personaggi e l'ambientazione, ma prossimamente le cose potrebbero mutare. Per questo è consigliabile completare il proprio Grimorio entro il 15 Luglio, così da essere pronti per eventuali eventi inaspettati.
    E' possibile partecipare anche se la scheda non è stata ancora approvata.

    Ricordo a tutti che il parco è pubblico e pieno di Diurni e che le regole del Conclave vietano di mostrargli elementi dei nascosti (che facciate capo alla fazione dei demoni o degli angeli fa poca differenza!).

    La turnazione è libera, potete prendere anche accordi per ingressi congiunti.
    Scadenza: 10 Luglio ore 21:00
     
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    Madyson Turner | 24 y.o. | Stregone | scheda livello
    Per qualcuno nelle cui vene scorreva sangue nord europeo, adattarsi al torrido clima della Città degli Angeli era un'esperienza mistica. Madyson sudava, in ogni singolo momento della giornata, in ogni minuto, in ogni secondo. Gli anni trascorsi a Los Angeles non avevano agevolato il suo spirito di adattamento e questo era piuttosto fastidioso.
    Era tornata a Los Angeles dopo un lungo periodo trascorso lontano dalla città, concedendo alla propria indole solitaria un po' della pace che non solo aveva agognato, ma di cui aveva necessitato come l'aria. Durante il viaggio aveva davvero scoperto cosa significasse avere un'esperienza mistica, ben diversa dal caldo che asfissiava ogni cosa vivente che mettesse piede a Los Angeles. La chiamavano la Città degli Angeli, eppure sembrava più bruciare come l'Inferno. Un sorriso appena accennato distese l'angolo destro delle labbra a quel pensiero e si dissolse nel momento in cui si chiuse la porta di casa alle spalle, direzione Echo Park.
    No, non per la moltitudine di gente che sicuramente affollava il parco, quanto più per godersi un po' di fresco vicino al laghetto al centro del parco: situazioni disperate richiedevano soluzioni altrettanto disperate.
    Arrivare al parco costò più energie del normale e la sua pelle incredibilmente pallida incominciò a scottare; forse avrebbe dovuto pensare ad una qualche sorta di protezione, ma in realtà non aveva altro che i capelli legati in una coda alta e un paio di occhiali da sole che le evitavano di socchiudere gli occhi alla luce. Indossava un paio di scarpe di tela bianche, jeans corti e una maglietta chiara.
    Quando raggiunse l'ingresso del parco, si ritrovò a sospirare per cercare quella pazienza che non era sicura di possedere. Se si fosse trattato solo di questo sarebbe andata anche bene, ma improvvisamente tutto crollò quando di fronte a sé un ragazzo si abbassò i pantaloni.
    "Dannazione!" esclamò, chiudendo gli occhi e stringendoli forte, cercando di dimenticare l'immagine che aveva appena visto. Si assicurò di riaprirli solo quando fu ragionevolmente sicura che i gioielli fossero tornati nel portagioie e si voltò in direzione della vecchia.
    "Mordono?" domandò, con un cenno della testa in direzione dei cani. "Perché io li sguinzaglierei."
    Non che fosse vicina all'idea della castità, che fosse chiaro, ma era anche contraria all'essere spettatrice di spettacoli che la disgustavano.
    Già pentita della decisione di uscire di casa, si consolò con il fresco che sembrava provenire dal geyser al centro del lago, intento a zampillare. Scovò l'ombra di un albero e se ne appropriò senza troppi complimenti, le mani dietro alla schiena si appoggiò al tronco e tenne gli occhi fissi in direzione dell'acqua. E di un freesbee che controllava con la coda dell'occhio, sperando che quei ragazzi fossero sufficientemente abili da farlo volare lontano da lei.

     
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    Fabien H. Shaw | 24 | Licantropo | scheda livello
    Fare networking era una faticaccia, ogni tanto.
    A guardare la sua vita con occhio esterno tutto poteva sembrare una pacchia: l'attività mandata avanti con i soldi di suo padre, il non dover alzare un muscolo in casa, le preoccupazioni zero per le spese e le bollette.
    Ma che ne poteva sapere la gente comune di quanto impegnativo poteva essere intrattenere più di 500.000 persone ogni giorno? Mostrarsi sempre sul pezzo, costantemente aggiornato e presente. Tirarsi a lucido anche in quei giorni durante i quali gli influssi della luna piena gli giocavano brutti scherzi e il non potersi permettere più di un paio di giorni di riposo al mese a seguito della trasformazione perché sennò come si fa con l'engagement?
    Anche quella mattina, infatti, non stava galleggiando sul laghetto dell'Echo Park per mero divertimento. Se voleva continuare a servire la miglior vodka in circolazione nel suo locale, doveva prestare estrema attenzione alle necessità dei suoi fornitori. Fornitori che, in quel particolare giorno, avevano richiesto la sua influente presenza sullo scafo di una barchetta a vela targata Absolut che continuava ad ondeggiare avanti e dietro sul laghetto in un'azione di marketing con i fiocchi.
    Il caldo asfissiante non era propriamente d'aiuto, in particolar modo a lui che soffriva le alte temperature più del normale e che era appena stato ammonito per essersi sfilato la t-shirt, parte del merchandising del giorno, che stava infilando nuovamente di malavoglia.

    Secondo te mi guardano le storie 500.000 persone in media perché metto belle magliette? Il segreto è che di solito non le metto proprio.

    Il tono piccato con il quale si era rivolto al ragazzino del marketing lasciava intuire tutto il suo disappunto. Tuttavia, non c'era molto che potesse fare in quella fase. Aveva firmato un contratto e non voleva beghe per la sua prossima fornitura. Si sarebbe trattato di un grattacapo abbastanza fastidioso da sbrogliare.

    Tra 30 minuti cominciamo a distribuire i primi campioni di bottigliette di Absolut all'Echo Park! Usate l'hashtag #ABSOLUTely e taggatemi per avere il vostro!

    L'enorme sorriso che aveva rivolto alla fotocamera del suo smartphone per postare l'ennesima storia della giornata, come da contratto, si spense in uno sbuffo accaldato, mentre intascava il cellulare nel costume da bagno nero che indossava per poi andare ad agguantare una bottiglietta d'acqua dalla quale prendere un copioso sorso per dissetarsi.
    Da quella posizione poteva vedere poco e niente di tutto ciò che stava accadendo sulle sponde del laghetto. In quel marasma confuso di gente non riuscì di certo a scovare la figura conosciuta di Madyson, tant'è che prese semplicemente posto sulla prua della barca, agganciandosi con le dita al bordo e sporgendosi nel tentativo di rinfrescarsi.
    Non vedeva l'ora di scendere di lì e tornarsene a casa.
    Ma perché doveva gestire gli affari?
    Perché lavorare?
    Che fatica.

    Ciao Master, se non ti fa fatica userei la Tecnica "Instagram Star" per romperti i coglioni. Ciao tv1kdb.



     
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    Rhona Nadira Khan | 25 anni | Stregone | scheda livello
    Rumore.
    Non avrebbe saputo identificare un elemento più nitido, assoluto, e disarmante, nella complessità del suo ritorno alla civiltà.
    Solo il rumore.
    A tutto il resto Rhona aveva imparato ad abituarsi, il tempo e gli esercizi le erano alleati, la sua mente restava d’altronde l’organo più sensibile all’addestramento e alla disciplina, eppure l’umanità sapeva essere ancora così caotica e ridondante da stordirla.
    Negli ultimi cinque anni la falla nella sua diga psichica era stata di gran lunga più gestibile, la natura sapeva rispettare ogni essere vivente, camminava su passi felpati, e sussurrava senza mai gridare: la sopravvivenza nella foresta incontaminata era stata molto più che facile, era stata terapeutica.
    Eppure qualsiasi terapia prevede una riabilitazione, un reinserimento, un tentato ritorno alla normalità: quella l’esigenza che aveva spinto la più selvaggia delle gemelle Khan a tornare a Los Angeles, una volta per tutte, con la più folle intenzione di restare.
    Aveva dunque riempito la valigia con qualche abito pratico, salutato la terra che aveva ospitato i suoi piedi negli ultimi tempi, e confermato l’iscrizione all’Istituto per Nascosti più famoso di tutto il continente. Da qualche parte avrebbe pur dovuto ricominciare.
    Echo Park poteva sembrare l’idea peggiore, se si voleva risparmiare ad una mente tormentata l’ennesimo trauma da sostenere, ma se quella stessa mente apparteneva a Rhona Khan, una delle donne meno avvezze all’auto-compassione, allora vederla intenta a fare jogging proprio sulle sponde del lago non avrebbe sorpreso neppure la coscienza più perplessa. Vestita di un completo sportivo che le aderiva addosso come una seconda pelle ed un velo di fatica ad imperlarle già fronte e clavicole, Rhona correva a passo costante e militaresco, gli occhi fissi sulla strada che non incontravano mai quelli dei passanti che sorpassava. Concentrata, era così concentrata sullo sforzo muscolare da pregare che questo annientasse il boato perpetuo delle vibrazioni psichiche che la circondavano.
    Non trovò un valido motivo per rallentare neppure quando qualcosa - qualcuno, invero - la urtò all’altezza della spalla facendo perdere un rintocco al ritmo ferrato delle falcate.
    «Ehi!» Glielo urlarono, inascoltati. «Guarda dove vai!»
    Ma Rhona guardava fin troppo dove andava, il problema era proprio che non guardava altro. Con un nodo di frustrazione stretto in gola impose più velocità alle gambe allenate, la mascella tesa, i denti stretti dietro alle labbra socchiuse per inalare più ossigeno, e quel disperato bisogno di sentirsi ancora normale a pulsarle negli occhi neri senza realmente trovare esaudimento.
    -Nessun progresso-, avrebbe annotato sul diario a fine giornata. L’ennesima pagina identica di una settimana lunga una vita intera.

     
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    Reya Khal | 24 y.o. | Whitch | scheda livello
    Non avrebbe più saputo come definirsi ormai, così lontana dal moderno stile di vita dei Mondani e talmente celata da rasentare l'invisibilità persino nel mondo dei Nascosti.
    Con il bastone ben saldo tra le dita della mano destra, la strega dagli occhi d'argento si avviò verso l'uscita del negozio, quel luogo che oramai era impregnato del suo profumo più che dell'incenso che ne saggiava l'incolumità. I passi risuonavano ritmici, percorrevano orme che avevano ormai impresso il proprio essere sulle assi del pavimento e ombreggiavano il respiro della strega, che si infranse sull'olmo della porta quando le dita della mancina compirono un rapido movimento per far scattare la serratura all'interno.
    Un'altra giornata di lavoro conclusa le dava il diritto di lasciarsi andare a quella che apparentemente era la normale vita di una ventiquattrenne alle prese con l'ordinarietà. Il giorno seguente in particolare avrebbe dovuto recarsi nei pressi di Echo Park, lì avrebbe trovato sua sorella per consegnarle le chiavi di casa. Non che Rhona avesse bisogno di un posto dove stare, ma nell'evenienza faceva comodo avere una terza persona con il lasciapassare, considerando la sbadataggine di Zelda e il fatto che fosse un miracolo che la Fata non avesse ancora perso il proprio mazzo.
    «Ci credi che è tornata?»
    La sua domanda sfiatò via in un alito di vento, mentre le parole raggiungevano i sensi del corvo che se ne stava appollaiato sulla sua spalla. Troppo imponente ormai per non pesarle, Diaval tendeva a seguirla o anticiparla in volo, ma di rado si concedeva quegli attimi di fragile complicità alla ricerca di un lieve contatto fisico.
    Rhona conosceva molto bene quell'animale, che da anni accompagnava la gemella nel tentativo di far luce su un'esistenza altrimenti buia, e i due non erano mai andati particolarmente d'accordo. Sapeva che a Diaval non era mancata, ma non poteva dire lo stesso.
    Accarezzò il petto della creatura con l'indice della mano sinistra e si avviò verso casa, le voci che tormentavano il suo animo ad affievolirsi man mano che l'Emporio si faceva più piccolo alle sue spalle.

    Erano le undici del mattino quando decise di avviarsi verso il parco, certa di poter trovare Rhona con più facilità del previsto.
    Quella notte era stata più difficoltosa di quanto non avesse preventivato, gli incubi le avevano fatto dormire un sonno agitato e lo sbadiglio in cui si esibì appena giunta sulle rive del fiume ne era una testimonianza.
    Seguì un percorso tutt'altro che casuale, il verso di Diaval a guidarla vicino alla figura che più gli appariva familiare. Un sorriso di sbieco illuminò il volto della strega quando percepì distintamente la presenza di Madyson tramite la sua voce.
    «Se quei cani avessero morso uno dei tuoi gatti? Com'è che si chiamava l'ultimo? Bruce?»
    Non era neppure certa che la strega ne avesse avuto più di uno, di gatto, ma l'entrata in scena le sembrò adeguata.
    Reya sospirò e si sarebbe guardata volentieri intorno se non ci fosse stato un piccolo, insignificante dettaglio: era cieca.
    «Vedi per caso una identica a me nei dintorni?»
    Il suo livello di empatia era calibrato alla situazione: con le creature le veniva naturale mostrare tutta la sensibilità di cui era dotata, ma con le persone... non si preoccupò del fatto che citare la gemella a una delle sue più care - e uniche - amiche avrebbe potuto mettere a disagio l'altra, men che meno si soffermò a pensare che forse Madyson non sapesse del ritorno della sua ex fiamma.
    E dopo cinque anni, Reya era certa che l'amica avesse molte cose da dire a Rhona.
    Ops.
     
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    Raùl Santiago | 37 y.o. | Virtù | scheda livello

    Per finire con un cappellino di tela arancione, la pettorina catarinfrangente addosso, una scritta sulla schiena recitante Servizi ambientali di Los Angeles e la fragranza di cassonetto, era bastata la noia pomeridiana di un paio di settimane prima.
    Fase uno: pagare ogni collega del dipartimento per storpiare il nome del segretario Hart Flenderson in un più celestiale "Fart". Fase due: fingersi troppo occupato per prendere sul serio il classico richiamo disciplinare. Fase tre: far finta di scusarsi. Ammesso che esistesse, l'ultima fase non era altro che l'infamante - nonché l'unica - punizione possibile se sei un investigatore del Conclave.
    Farsi degradare ai casi inutili, quelli buoni solo per le medie statistiche di fine anno.
    A chi piacciono i pesci piccoli?

    Recitava "Drake" la targhetta che aveva al petto. A completare la copertura, un pugno di dollari americani e un lungo arnese di ferro con cui infilzare lattine e qualsiasi schifezza lasciata a terra.
    Aveva perso il conto al settimo cestino dei rifiuti, non il sorriso: il delirio dell'ufficio per il Segretario Scoreggione era come un eco che non si riusciva a spegnere.
    Oh SI' che ne è valsa la pena!
    Se lo ripeteva di tanto in tanto, tra una confezione di patatine sbrindellata e i pannolini gonfi di piscio. S'accorse di essere sufficientemente vicino al punto della soffiata, a pochi passi da un ragazzino festoso con il proprio smartphone. Guardò verso una panchina e misurò la distanza dalla riva, fugando gli ultimi dubbi. S'aggiustò il cappellino prima di svuotare l'ennesimo cumulo di pattume nel carrellino a due ruote che si trascinava dietro: occhi sullo specchio d'acqua, occhi sulla panchina, occhi tra la folla.
    Niente.
    Nessuna traccia dell'ucraino col vizietto dell'esibizionismo, uno dei soliti svitati che puntualmente finiscono per destare sospetti nelle zone ad altissima densità di umani. Testa mezza rasata, piercing in ogni dove, un tatuaggio a mezza faccia.
    All'anagrafe, Pavlo Melnik.
    Sulla lista di Raùl, personcina per bene.

     
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    Abel L. Barrow | 24 y.o. | virtù | scheda livello

    ”Quello che il nostro disprezzo spesso scaccia via da noi, vorremmo tornasse nostro. Il piacere presente, trascinato sempre più in basso dalla ruota del tempo, si muta nell'opposto di se stesso.”



    Sorride distratto, assorto nella lettura. Quel giorno si suda persino ad appoggiare la guancia sulla mano. Nemmeno un’anima temeraria si avventura per la via, il campanello del negozio avrà suonato appena un paio di volte. Nel retrobottega ha avuto tempo si sistemare alcuni ordini più urgenti. Al resto penserà quando farà fresco. E il tempo dedicato ad Antonio e Cleopatra non gli sembra sprecato. Corre più veloce di quanto non creda, tanto da aver fatto percorrere alla lancetta mezzo giro del cerchio. Per quella domenica si può anche chiudere. Lascia dei croccantini ai gatti, anche loro stramazzati al suolo e provati dalla calura.
    «AMORISSIMI Fate i bravi mi raccomando.»
    Accarezza il gatto bianco che apre appena gli occhi, per poi raccattare le poche cose che ha sparso in giro e chiudersi la porta alle spalle.

    . . . . .

    Maledice se stesso e la sua grande idea di andare all’Echo Park, quel giorno. Si maledice per aver avuto la stessa fottuta idea di…quanti? Qualche migliaio di persone? Fantastico.
    All’ombra c’è praticamente la ressa. Bambini che urlano, palloni che volano, musica, simpaticoni dalle grasse risate. Sbuffa tra sé, eppure non ha nessuno con cui potersela prendere. Ci è andato da solo. Se non altro almeno l’ombra degli alberi offre uno sbalzo di temperatura notevole rispetto alle stradine al sole. Cammina lungo la via, togliendo le cuffiette solo per godersi un po’ di suoni della natura tra un gruppetto di persone e l’altro.
    Passa vicino a un cantiere e provava a sbirciare dentro con le mani dietro la schiena, come un anziano qualunque. Peccato che la canotta larga, i bermuda e le scarpe da ginnastica non gli permettano di spacciarsi per il responsabile della sicurezza. E’ roba dell’Università, qualcosa di interessante sicuramente, e non gli dispiacerebbe dare un’occhiata in giro. La sua curiosità, d’altronde, è qualcosa che continua a coltivare ogni giorno. E poi arriva il vecchio power payer che ti entra nel cantiere in moto, altro che recinzioni. Oppure quello che scavalca bellamente appena gli dici che non si può entrare. O quello che finge di fare running quando lo richiami. Tratto da tutte storie vere.
    Passa oltre, e decide di evitare la gente salendo direttamente su un albero. Ovviamente sceglie un ramo basso e bello piazzato, da cui poter ciondolare comodamente e continuare a farsi svogliatamente gli affari degli altri. In realtà i discorsi che sente là sotto gli scivolano addosso, non si cura delle parole altrui, e si impalla a guardare la fontana attendendo che erutti di nuovo. Non si è portato dietro nemmeno il libro, miseriaccia!

     
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    FREDDIE | 17 | Virtù (Discriminazione) | LIVELLO

    Seduto sulla battigia, con i piedi ammollo nell'acqua, Freddie ciupava un ghiacciolo in modo un po' troppo lascivo. Coperti da scure lenti da sole, gli occhi vagavano sulle sponde del lago alla ricerca di compagnia, fermandosi di tanto in tatto su qualche gnocca che prendeva il sole o il gym addicted di turno che flexava i muscoli. A distrarlo dallo studio della fauna locale, il trillo del suo telefono che lo avvisava di un nuovo match su Tinder. Sbloccò lo smartphone e iniziò a studiare cosa aveva da offrire l'app. Depressing much? Colse immediatamente un paio di catfish, mentre per ciascuno profilo faceva l'elenco mentale delle red flag che notava. Il brutto del suo essere Virtuoso era che rovinava il divertimento alle cose, facendo risaltare subito all'occhio il giusto dallo sbagliato. Non che poi Freddie si fossilizzasse a seguire questa dicotomia, ma a volte era più divertente percorre la strada sbagliata e rendersene conto a cose fatta. Creava un po' di drama. Così invece non c'era gusto. Decise comunque di tentare e scrisse al catfish. Chissà che non lo avrebbe sorpreso.

    Nello stesso spirito masochista, dopo aver ciupato anche l'ultima goccia di ghiacciolo, allungò la mano alla ricerca di una sigaretta. Fumare faceva male? Sì. Ne era cosciente? Perfettamente. Gli importava? No. Anzi, per uno di razza Virtù, fumana pure troppo... Chiariamo: che fosse dotato della facoltà di discernimento, non significa che poi dovesse effettivamente essere giudizioso nelle sue scelte. Tra dire e il fare c'è di mezzo il mare. Constatava quale strada fosse la più virtuosa, ma non per questo poi si sentiva costretto a percorrerla. Erano dotati di libera scelta e, seppur il suo istinto gli diceva che fumare con quella calura fosse una pessima idea, lui si avvaleva della facoltà di sbattersene altamente. Non era perfetto, era umano (almeno in parte). Aveva i suoi vizi e le sue voglie. Come tutti, non sempre si sentiva in vena di fare la cosa giusta (i.e. mai).

    Recuperò l'accendino e prese la prima boccata. Poco distante, una madre premurosa intimò ai bambini di allontanarsi dai suoi sbuffi di fumo, intimando loro che facesse male alla salute. Voltandosi a guardare la famigliola felice, prese un altro tiro, impassibile dietro le sue lenti. «Di qualcosa toccherà pur morire», commentò arcigno. Ed ecco il trillo del suo telefono. Catfish gli aveva risposto. Lesse il messaggio e rabbrividì. Gli dava delle murdery vibes. Sembrava interessante.

    truth, dare or hell?
     
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    2022-07-06-14-47-18

    Echo Park | Domenica ore 11:30 |

    Comunque il fart-egretario è un vero idiota
    La voce di Lucius arriva alle spalle di Raul solo dopo che l'enorme ombra del collega giunge a darti un po' di frescura. Il povero Lucius, a differenza tua, sta scontando un crimine forse addirittura peggiore per il segretario: aver trascritto male i suoi appunti e reso la sua intervista un misto tra la rumosa eruttazione di uno scimpanzè e la prosa di un ubriaco svenuto. Non è colpa di Lucius se trova l'inglese scritto ancora piuttosto ostico. Fategli scrivere un discorso in Igbo e tutto sarà più semplice!
    Sudato, con la fronte lucida, il povero Lucius continua la sua opera di pulizia, incespica come un pachiderma, mentre continua a vomitarti una serie di colorite imprecazioni contro il segretario malefico. Alle sue spalle un doberman continua a seguirvi passo passo.
    Si sa, alle volte il caldo da alla testa e porta le persone a comportarsi in maniera bizzarra.
    Lo scopre subito Madyson che interagisce con Emiliy che si volta alla sua affermazione. Vista da così vicino sicuramente appare una donna "ben conservata" a dispetto degli anni passati sulla pelle abbronzata. Capelli lunghi e bianchi, meriterebbe un balsamo dedicato ed una spuntata, ma in generale sembra una donna ben curata e fiera. Indossa un vestito nero corto e leggero, scollato vista la giornata, che lascia intravedere qualche macchia senile a livello dei seni. In realtà, però, son assai più interessanti i tatuaggi che le decorano le spalle, occultati con un cerone tenue, a sguardo ravvicinato sembrano quasi tatuaggi sbiaditi o semplicemente occultati. Sarà semplice per alcuni di voi, i più vicini, riconoscere delle rune.
    La donna sorride a Madyson con uno strano ghigno, stranamente soddisfatto, che snuda quella che probabilmente è una dentiera veramente ben fatta.
    Solo chi eccede, tesoro, e quello lì è solo un deficiente innocuo
    E se ne torna così ad osservare il lago da cui a cadenza regolare giunge uno spruzzo nebuloso di acqua vaporizzata dal gayser presente al centro del lago. E lo sguardo colmo di cataratta si focalizza sul battello del nostro caro Fabien che veleggia verso terra ed approda proprio in linea con la bisbetica Emily ed incrocia la corsa di Rhona in avvicinamento che supera rapidamente il caro Freddie alle prese con una mamma particolarmente zelante (che per la cronaca ripiega il suo asciugamano di Trump e si allontana parlottando, non prima di aver mostrato indice e pollice ben stesi verso il ragazzo, una velata e pacata minaccia).
    L'addetto della nostra tiktok-star continua a rispondere a quattro telefoni diversi per coordinare l'evento che di lì a poco partirà. Delle ragazze e dei ragazzi, modelli ben selezionati ed adeguatamente vestiti, fanno il loro ingresso al parco da tutte le direzioni portando con sè un grosso cesto pieno di ghiaccio ed un assortimento della nuova livea Absolut Citrus, vodka declinata nelle varie fragranze agrumante, dal classico limone, arancia e mandarino, ai più tropicali pompelmo o bergamotto o finger lime. Gli absolut-boys&girls partono per la loro missione di sponsorizzazione, mentre l'ometto istruisce Fabien sui prossimi passi: camminare tra la gente, bere la selezione di vodka di cui è fornito, almeno una ventina di piccoli one-shot, cercare di non collassare ubriaco e scattarsi un po' di selfie con i presenti. Ti lasciano libero, così da poter esprimere tutto il tuo potenziale, almeno per la prossima ora.
    Semplice no? Cosa potrebbe mai andare storto?
    Quello che va storto è un cicolio che si fa strada nei vostri animi. Inizialmente una specie di prurito, di vago malessere che poi via via prende forma, è un interesse crescente che sboccia dentro di voi, serpeggia come la mano calda del vostro amante, che sale, vi accarezza e bisbiglia al vostro orecchio. Sono parole dolci, ma incomprensibili, eppure tutti voi, e non solo, sentirete un richiamo ancestrale chiamarvi verso una specifica zona del parco, la parte più a Sud, quella bordata e circondata da una serie di nastri.
    E' un canto di sirena quello che sentite, una scia di zucchero, qualcosa che vi chiama così a gran voce che per voi è impossibile pensare di poter evitare una simile attrazione.
    Vi spostate, eppure notate che il parco comincia via via a farsi sempre più popolato, si tratta per lo più di giovani che cominciano a bere smodatamente i campioncini di vodka, qualcosa o qualcuno, deve averli attirati lì. Son tutti a farsi selfie scemi ed il cellulare di Fabien continua a cinguettare.
    Avvicinandovi alle strisce, allontanandovi dal delirio generale, noterete la presenza di altre persone, una sorta di adunata di Nascosti chiamata a gran voci con trombe squillanti. Oltre voi uno strano duo, formato da Lucius ed Emily, carcerato e carceriere. Infatti dal parlottare scoprirete che Hert Flenderson non è altri che il segretario a cui fa capo non solo il caro Raul, bensì anche Lucius ed Emily, due cacciatori a supporto dell'investigatore, tutti lì presenti per trovare tale Pavlo, una fata troppo esibizionista che si diverte con i Diurni.
    Si aggiunge poi sulla scena anche lo stesso Pavlo, una personcina a modo che vi strapperà sicuramente qualche commento.
    Yo! Ci siamo fatti un bel trip, vero?
    Commento privo di menzogna, come tutte le Fate sono tenute a fare. Scoprite che Pavlo è anche uno degli Absolut-boys, quindi porta una cintola da cui pende un contenitore di plastica bianca pieno di ghiaccio e one-shot di vodka.
    Goccetto? Mi sa che il caldo ci ha giocato un brutto scherzo
    Emily, con tanto di cani al seguito, si osserva intorno a valutare lo strano gruppo, fissa Pavlo con una certa insistenza, ma sembra troppo confusa per prendere una decisione chiara. Stessa cosa vale per il povero Lucius che boccheggia dal caldo, anzi, si avvicina a Pavlo e recupera uno shottino di vodka al pompelmo.
    Sembra, in generale, come se vi foste appena svegliati da un sogno, confusi, incerti, vi sembra sfuggire qualcosa.
    Ma...ma...che colpo di caldo e colpo di caldo! Anche voi avete sentito quel...
    Si tocca confusamente la pancia Emily, quindi il petto, una sensazione strana che non riesce a localizzare qui o lì. Il grande Lucius, Big L per gli amici, un nome da comprendere in che chiave leggere, si limita ad annuire stralunato. Il branco di cani annusa intorno, intanto, e creano praticamente un cerchio intorno a voi, due in particolare si ritrovano a fiutare e puntare un Fabien sin troppo simile a loro.
    Avete il tempo per schiarirvi le idee, almeno sino a quando un diverbio animato spezza la malia che vi ottenebra la mente.
    Il professor Crowley non ci perdonerà mai se spostiamo il reperto senza autorizzazione!
    Non credo che sarà più un tuo problema cosa pensa il professore
    Due voci maschili, il rumore di qualcosa o qualcuno che cade e forse si rompe, un ramo spezzato o peggio qualche osso.
    Emily, destata, emette un fischio leggero ed i suoi cani la seguono oltrepassando la linea gialla dell'UCLA per avvicinarsi sempre più rapidamente alla fonte di quei rumori. Lucius, ancora un po' interdetto continua a fissare Pavlo, indeciso su cosa fare.
    In lontananza potete vedere una sorta di passarella sull'acqua, un piccolo molo in legno, vicino il quale sembrano esserci dei lavori in corso, o forse uno scavo, e due figure che si agitano animatamente.
    In tutto questo, poco sopra le vostre teste, un Abel se ne sta rannicchiato su un albero basso. Sarà il primo a poter sentire la malia che vi circonda e cosa ben più importante sarà l'unico a notare le due figure in lontananza: si tratta di due uomini, probabilmente sulla trentina, piuttosto anonimi, uno indossa una maglietta verde sottobosco ed un paio di pantalonicini beige, una zazzera di ricci castani. E' lui che continua a cianciare di un professor Crowley. Il secondo, invece, indossa un pantaloncino blu ed una maglietta bianca su cui svetta un grosso occhio di Horus, capelli scuri e corti, sembra armeggiare con qualcosa all'interno dello scavo con grossa disapprovazione del primo collega.




    Benvenuti alla Quest di Apertura del TDH!
    Continua la nostra avvenutura.
    La canara Emily, che si rivela essere un Cacciatore, che coadiuva il povero Raul e Lucius a scontare la propria pena, interagisce con Madyson e con chi è nelle immediate vicinanze. Chi è un Sigillista sicuramente riconoscerà delle rune coperte malamente con il cerone. Così come chi è un Domatore vedrà nei cani di Emily dei famigli, troppo ben addestrati per essere comuni cani.
    Il caro Fabien sbarca sulla terraferma con l'amaro compito di fare propaganda, mentre un po' di uomini e donne cominciano a distribuire campioni di vodka agli agrumi. Sentitevi liberi di accettarli e bere. Si tratta di bottigliette one-shot che non generano conseguenze se bevute in numero limitato. Chi volesse darsi all'alcolismo, bevendo oltre 3 one-shot, riceverà effetti a sorpresa.

    Intanto cominciano anche le stranezze, siete tutti vittima di una Malia (attacco mentale) a consumo Moderato che vi attira verso la zona Sud del parco e vi lascia in una condizione di confusione (eventualmente scoprirete poi gli effetti di questa condizione prossimamente).
    Chi può e volesse può cercare di resistere a questa malia. Se contrapponete una spesa di almeno un Basso, allora sarete comunque calamitati nella zona Sud, ma non avrete la sensazione di confusione. Se contrapponete una spesa Moderata, allora siete liberi di agire come preferite perchè annullate completamente la Malia.
    In ogni caso siete liberi di agire come volete, ma se doveste decidere di avvicinarvi al molo la vostra azione si concluderà durante l'avvicinamento ai due archeologi.

    @Abel: trovandoti già nella zona Sud sarai l'unico che riceve qualche dettaglio in più sul diverbio in atto.

    @Fabien: a seguito dell'utilizzo della tua tecnica (per cui ti chiedo di riportare già il consumo di Mana nel tuo spoiler; necessariamente Basso visto il Tecnocrate Base) vieni letteralmente inondato da messaggini, stories o le diavolerie di voi giovani (?). Inoltre il parco sembra farsi sempre più popolato grazie a te!

    Chiedo a tutti di inserire a fine azione uno spoiler in cui riportare:
    - Condizioni di salute (riportando se avete ferite o stati alterati, appunto come al confusione di cui sopra)
    - Punti Mana (ricordo a tutti che si parte da 100 ed i consumi dipendo dal vostro livello e sono riportati in scheda livello)
    - Eventuali oggetti/famigli che avete portato con voi
    - Eventuali tecniche che avete utilizzato (ricordo che quando scagliate una tecnica potete decidere un consumo, basso, moderato o critico, a cui utilizzarla. Il consumo dipende dal livello della Classe. Quindi se la Classe è avanzata, potete scegliere tra tutti e tre i consumi. Se la classe è Media, solo tra Moderato e Basso. Se la classe è Base, solo Basso. In generale trovate dettagli Qui)


    Ricordo che questo sarà l'ultimo turno "free" dal seguente saranno utilizzabili unicamente tecniche accettate in Scheda Livello.
    Scadenza: 15 Luglio ore 21:00
     
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    Raùl Santiago | 37 y.o. | Virtù | scheda livello

    Se il dipartimento fosse stata una rock band, il centro del palco se lo sarebbe preso uno come Santiago, armato della voce giusta, sei corde e un'amplificatore talmente potente da far venir giù il Pentagono.
    Il Segretario Flenderson vantava un patrimonio di difetti inestimabile, dall'alito insostenibile dopo il caffé al viziaccio di tagliarsi le unghie a lavoro... ma bisognava riconoscergli il talento sulle chiusure disciplinari. Non era bastato relegare il detective con più arresti all'attivo al più infimo dei lavori, nossignore: si era premurato di circondarlo di elementi bislacchi, quel genere di persone che potresti trovare in fila a una svendita domenicale.
    La battutina di Lucius gli provocò quel tipico spasmo facciale di chi ride senz'anima, come una straripante e fredda serie di "A" e di "H" battute sulla tastiera di un telefono; il modo in cui Emily dispensava massime di vita vissuta a un'estranea, invece, lo spinse con occhi stravolti verso le fronde dell'albero che aveva sopra, senza sapere in cosa sperare.
    Che crollasse, magari.
    Non sembrava più così sicuro che quello scherzo valesse il supplizio, proprio mentre rastrellava dal terreno l'ennesima bottiglietta. Poi, qualcosa si mosse. Non avrebbe saputo descrivere dove e in che modo, ma lo sentì, assordante come lo scricchiolìo di una serratura a notte fonda; si mosse per inerzia, senza però lasciarsi controllare dal desiderio, assecondato e non subito.
    Era una barriera, la propria mente.

    Nel tragitto verso sud riconobbe il proprio uomo, in una vicinanza inconsapevole e beffarda. Trovò quegli "YO" meravigliosi come il sole al tramonto, incastri di vita preziosi, fino a farsi travolgere da un impeto d'eccitazione. Sfiorò il gomito di Lucius con le fiamme della speranza ad ardere negli occhi.
    - Hai presente quella sensazione che tutto andrà per il verso giusto?
    Il divano... un programma demenziale alla tv ... un lavoro facile e veloce prima di tornarsene a casa ad ammazzarsi di birre e cibo spazzatura. Un sogno infranto quattro secondi dopo, quando l'idiota patentato scelse deliberatamente di assumere sostanze alcoliche nel pieno esercizio delle proprie funzioni, passate peraltro dal loro indiziato.
    - Ecco, infatti
    Tutta quell'incauta allegria si stropicciò come un disegno tra le mani di un bimbo.
    Si liberò del carrellino con un gesto di stizza, pescando da una tasca un pacchetto di Pall Mall. I primi tiri alla sigaretta furono di frustrazione, quelli dopo aiutarono davvero, anche per mitigare il puzzo di fogna impregnato ai vestiti. Fumare lo riportava alle cose semplici, a vedere tutto con una lucidità essenziale: e vide finalmente il movimento della massa, l'attrazione che coinvolgeva tutti e indistintamente, il risalto di un'unica direzione, la stessa di Pavlo, la stessa di ognuno di loro.
    Avrebbe fiancheggiato così il proprio obiettivo - quello da rendere inoffensivo e condurre al Conclave - senza, per il momento, sfoderare colpi di repertorio; gli avrebbe solo offerto di attingere dal pacchetto, sospeso a metà strada tra i due, sul viso un sorriso da venditore d'auto scassate.
    - Ti fai un tiro, bro?
    Strizzatina d'occhio e spalline a salire.
    - Sai... per me la distensione è tutto, fratello
    Lo slang del ghetto suonava sempre strano su un trentenne, ma era pur sempre conciato da uomo di strada, letteralmente. Tenersi buono Pavlo Melnik e vederci chiaro su cosa stesse accadendo stava diventando la nuova, assurda priorità.

    Raùl tenta di schermarsi per evitare il senso di confusione. Si mescola alla massa e tenta un approccio con l'ucraino.

    Utilizzo della tecnica Barriera.
    Costo basso - 10 punti.
    Mana residua - 90/100.

     
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    Madyson Turner | 24 y.o. | Stregone | scheda livello
    Era assolutamente certa di aver fatto la scelta sbagliata fiondandosi all'Echo Park, sapeva che ogni fattore era contro di lei. Iniziava persino a credere che l'assidua ricerca di un po' di fresco non valesse la moltitudine di persone da cui si trovò circondata non appena mise piede nel parco e quando assistette all'imbarazzante scena di un tizio che si abbassava i pantaloni ebbe il prepotente impulso di correre velocemente verso casa. Al diavolo il caldo.
    A trattenerla, però, una voce che conosceva piuttosto bene.
    "L'ultimo e il solo" rispose a Reya, voltandosi verso di lei ma non prima di aver osservato per qualche secondo i segni sul corpo della proprietaria dei cani. Rune. Nemmeno troppo nascoste.
    Avrebbe voluto dire qualcosa alla donna, ma non aveva alcuna intenzione di intrattenere lunghe conversazioni con qualcuno circondato da parecchi cani che avrebbero potuto davvero mordere. Così si limitò ad un cenno verso di lei, prima di riportare l'attenzione all'amica.
    "Comunque un tizio si è appena calato pantaloni e tutto il resto, pensavo dovessi saperlo."
    Non per dare una giustificazione alla sua domanda, quanto più perché le sembrava giusto condividere i suoi traumi con Reya. Traumi che per l'altra ragazza non erano di certo traumi e che sparirono completamente quando l'amica accennò, senza ombra di dubbio, a Rhona.
    Se Reya avesse ancora potuto guardarla, probabilmente l'avrebbe vista trattenere il respiro e aprire e chiudere la bocca come una perfetta idiota.
    No.
    Non poteva essere.
    Una scintilla si riaccese in lei senza preavviso alcuno: era rabbia nei confronti della gemella che non si trovava accanto a lei per quanto accaduto e mai davvero processato. Perché non aveva avuto una vera e propria spiegazione, ma solo una freddezza che per Madyson era rimasta inspiegabile. Allo stesso tempo, però, alla rabbia si aggiunse anche l'enorme fastidio per aver provato delusione nel non essere stata contattata da Rhona in seguito al suo ritorno. Ed era una cosa talmente stupida che Madyson occupò tutte le sue forze per scansarla dalla mente e fingere che non fosse mai accaduto.
    "Non dici sul serio."
    Il telefono trillò nella tasca di Madyson che, grata della distrazione, lo estrasse a tutta velocità per trovarsi di fronte il faccione sorridente di Fabien con un messaggio ai suoi follower che non si degno nemmeno di leggere per intero.
    "Fabien è qui" annunciò quindi, cambiando brutalmente discorso.
    E' qui era estremamente riduttivo, dato che stava per scendere da una barca.
    Fu in quel momento che la vide.
    Sfrecciò come un fulmine di fronte alla barca, continuando imperterrita nella sua corsa senza degnare nessuno di uno sguardo.
    Reya diceva sul serio.
    Rhona era effettivamente lì.
    Madyson strinse i pugni e si concentrò sulla schiena di Rhona, estraniandosi per un secondo da ciò che la circondava e concentrandosi solo sulla ragazza che stava correndo. Navigò con la mente verso la mente che voleva raggiungere. Non per leggerne le sfumature, ma per lasciare un segno della sua presenza, dettato da un istinto che avrebbe fatto meglio a controllare ma che pareva non aver freni.

    Di ritorno nel mondo dei vivi.

    Se avesse funzionato, Rhona avrebbe potuto percepire la voce di Madyson nella sua mente. Non le diede altri dettagli sulla sua posizione, ma al contrario parlò a Reya.
    "Tua sorella sta correndo come una scema intorno al lago."
    Non aveva parole gentili e la frase prese vita da un tono che definire glaciale sarebbe stato un eufemismo.
    Afferrò uno shottino di vodka senza indugiare oltre, prendendone uno anche per Reya e appoggiandolo nella sua mano.
    "Cin" le disse solamente, prima di trangugiarlo senza troppi complimenti.
    Ne avrebbe volentieri acchiappato un altro e si sarebbe abbandonata all'alcol, cercando di tenere lo sguardo lontano dalla figura di Rhona, ma qualcosa, improvvisamente, cambiò.
    Sembrava una voce pericolosamente angelica, nata unicamente per ammaliarla. Era femminile, pronunciava frasi incomprensibili, ma era talmente melodiosa che resisterle non pareva possibile.
    "Cosa..." sussurrò solo in direzione di Reya, prima di voltarsi verso quella che sembrava essere la direzione da cui proveniva il richiamo.
    Camminò, fin quando non raggiunse quelli che parevano essere dei nastri. Si sentiva come se avesse bevuto dieci magici shottini di Fabien e probabilmente era a causa di questa sensazione che individuò una cresta rossa che, però, non apparteneva ad un gallo. Era una persona che stava tendendo della vodka.
    "Diavolo, no" rispose Madyson, rifiutandosi di prendere il bicchierino.
    Ogni cosa sembrava già girare a sufficienza per i suoi gusti.

    Mad interagisce con Reya e manda un messaggio mentale a Rhona usando la tecnica (consumo basso):
    • Nome Tecnica: Bond
    • Descrizione: è in grado di trasmettere un messaggio alla mente di un'altra persona che si trova nelle vicinanze senza dover parlare, tenendolo celato a tutti gli altri presenti.
    • Classe di riferimento: Mentalista
    • Tipologia di danno: Supporto, psionico

    Beve solo uno shottino, rifiuta cose da Pavlo e se ne sta nella zona sud parecchio confusa.

    Condizioni di salute: stato confusionale dovuto alla Malia.
    Punti Mana: 92 (100-8 per tecnica con consumo basso)

     
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    Rhona Nadira Khan | 25 anni | Stregone | scheda livello
    Forse era stata abbastanza veloce da sorpassare gli ostacoli più concreti, quelli tangibili, vicini, corporei; forse era stata astuta abbastanza da indovinare che la concentrazione fissata sul terreno potesse non inciampare su distrazioni deleterie; forse, in un’immaginazione più misericordiosa della sua, una corsa ai limiti del collasso avrebbe realmente potuto sostituirsi al più efficace balsamo dell’anima.
    Forse invece per i nodi più stretti non potevano bastare gli stiramenti muscolari.
    La voce che le si insinuò tra le tempie aveva la consistenza di un tuono, impossibile da catturare ma indiscusso protagonista di un cielo già in tempesta. Rhona arrestò il passo bruscamente, costretta a qualche altra falcata per non perdere l’equilibrio, e piegò le ginocchia per posarvi sopra le mani, ingoiando il bruciore di un crampo mentre gli occhi si spalancavano sui minuscoli sassi bianchi del sentiero che percorreva.
    Aveva temuto più volte di dimenticarla, quella voce, nelle notti peggiori aveva addirittura bramato di farlo, ma adesso che quel suono pulito e sicuro tornava a sfiorarle le meningi riscopriva un’unica, disarmante, certezza: dimenticare Madyson Turner era un’utopia che la sua coscienza non meritava.
    Boccheggiò ancora qualche attimo, i polmoni in fiamme e le palpebre che si chiudevano su un panorama che non valeva quanto i ricordi che adesso sfondavano le dighe della propria mente, inondandola senza alcuna pietà.
    Nostalgia.
    Malinconia.
    Rimorso.

    Trasalì impercettibilmente nell’avvertire qualcosa alla base dello stomaco, prima di realizzare l’inesistenza di quel che avrebbe soltanto voluto avvertire.
    Era la sindrome dell’arto fantasma.
    Il prurito là dove niente può essere solleticato.
    La prima interferenza in quel viaggio intimo sulle rotaie del passato le innescò un brivido di fastidio, era un sussurro estraneo non richiesto, la vertigine di una tentazione che condusse il suo sguardo verso sud, in un punto stranamente preciso del parco.
    Stringere gli occhi alla ricerca di una difesa fu istintivo: se una lama avrebbe tranquillamente potuto coglierla indifesa alle spalle, lo stesso non avrebbe mai potuto fare un’influenza psichica. Erte le barriere, avrebbe assecondato unicamente quel sottile obbligo muscolare al movimento, seguendo la stessa traiettoria intrapresa da una decina d’altri vicini.
    Fissò gli occhi sul capo corvino di Diaval solo perché non era ancora pronta ad abbassarli sui corpi più vicini. Sarebbe stato utile credere ad un complotto da parte di Reya, se solo non avesse potuto conoscere con limpidezza ogni suo pensiero; e sarebbe stato crudelmente preferibile, in quel momento, sostituire il proprio contrappasso a quello della gemella per non accorgersi della reale presenza di Madyson al fianco dell’altra, più vera e donna che mai, sbocciata in cinque anni come il più sfrontato fiore del male.
    «Qualcuno tenta di entrarci nella testa.»
    Dalle spalle di entrambe, Rhona avrebbe sillabato quell’evidenza spostando ostinatamente lo sguardo di fronte a sé, oltre la zona delimitata, assurdamente incapace di affrontare e di affrontarsi. Il sudore le imperlava tutta la pelle che il completino lasciava scoperta, ed il petto non aveva ancora recuperato completamente un’accettabile regolarità respiratoria, ma il vero elemento stordente per lei non era l’ipnosi che le bussava in testa.
    Fu per questo che cedette volentieri ad un’altra tentazione, quella offerta da una giovane donna dalla chioma dorata che sorreggeva un cestello ricolmo di bibite alcoliche. Ne afferrò due manciate direttamente dal ghiaccio, cinque bottigliette in tutto, offrendole alle due donne che affiancava ma restando a disposizione per vuotare d’un fiato tutte quelle che loro non avrebbero bevuto. Se era vodka, Rhona ne aveva un disperato bisogno.
    «Spero sia stato un bel funerale.»
    Solo adesso la guardò, due shot già ingollati e le pupille dilatate nel nero delle iridi, indistinte e più profonde del solito.
    «Il mio, intendo.»
    Algida nel tono, ormai incapace di modulare ciò che le emozioni un tempo regolavano, il battito assurdamente regolare.
    Avrebbe venduto l’anima in quel preciso istante, per un’assordante tachicardia.

    Recap: Interrompe la corsa quando riceve il messaggio telepatico di Madyson, usa la tecnica Shatterproof a consumo Basso per tentare di resistere alla malia, e si dirige nella zona sud. Accetta 5 bottigliette di vodka, ne beve 2 ed offre a Reya le restanti, ma se lei rifiuterà Rhona le berrà tutte (sister please specificami in spoiler quanto mi alcolizzo). Interagisce in generale con Reya e Madyson.

    Salute: Inalterata.
    Mana: 92/100
    Tecniche:
    CITAZIONE
    • Nome Tecnica: Shatterproof.
    • Descrizione: Capacità di difendersi dalla manipolazione psichica altrui.
    • Classe di riferimento: Mentalista.
    • Tipologia di danno: Difesa, psionico.
    Consumo: Basso.




    Edited by Rhona - 14/7/2022, 12:55
     
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    Reya Khan | 24 y.o. | Whitch | scheda livello
    Lei e i gatti... un connubio che difficilmente avrebbe funzionato, data la sua passione per gli uccelli - non siate maliziosi - e la tendenza dei felini a farli fuori.
    In compenso, Madyson era in grado di amarli - per lo meno di amarne uno - il che rendeva le due giovani donne ancor più agli antipodi e, dunque, perfette per andare d'accordo nella maggior parte dei casi a cui la vita le sottoponeva.
    Storse il naso e le labbra di fronte alla notizia dell'amica sullo sconosciuto senza pantaloni. Madyson trovava rilevanti dettagli che a Reya apparivano superflui, ma l'africana era dell'idea che qualche informazione sgradita in più fosse sempre meglio di una rilevante in meno. Una logica che aveva fatto propria, quella di imparare ad apprezzare il lato positivo della vita anche quando sembrava non esserci.
    In compenso, non si poteva certo dire che anche lei non riempisse l'amica di consapevolezze: l'accenno a Rhona non cadde nel vuoto, al contrario. E se anche Reya non poteva vedere l'amica restare senza fiato, era comunque in grado di sentirla.
    Avrebbe dovuto scusarsi, forse, invece si limitò a stringersi nelle spalle scuotendo il capo. Non scherzava, decisamente no.
    Ebbe almeno la decenza di non infierire, al contrario puntò gli occhi vacui al cielo quando sentì il nome di Fabien farsi largo tra le labbra della bruna.
    «Si prospetta un gran bel raduno.»
    Sul raduno non c'erano dubbi, sul fatto che sarebbe stato bello... se ne sarebbe potuto parlare per ore. A differenza della coppia scoppiata formata dalla gemella e dall'amica, Reya e Fabien avevano mantenuto i contatti e si vedevano spesso e volentieri a causa del "bisogno" che il ragazzo aveva ogni qualvolta la luna piena si ergeva nel cielo notturno. Reya era l'unica in grado di realizzare una pozione brevettata proprio dal trio che aveva preso forma sulle rive del fiume.
    Negli anni passati erano stati molto uniti quei quattro... peccato che le dinamiche fossero ormai cambiate da tempo.
    Sbuffò una risata smorzata dalla convinzione di dover tutelare in minima parte anche sua sorella, afferrando lo shottino offerto da Madyson e portandoselo alle labbra, quando una serie di sensazioni la colpirono fin nella bocca dello stomaco, a cominciare dall'aurea emanata dalla creatura che le si avvicinò sfiorandole la gamba.
    «Famigli.»
    Un sussurro, il suo, che Madyson avrebbe facilmente associato al Dobermann che sostava al suo fianco, prima di sentirlo allontanarsi. Il silenzio che la accolse era pregno di lasciti: di chi era quell'animale?
    Negli anni Reya aveva imparato un'unica verità da considerarsi assoluta: quando nei dintorni vi erano esseri sovrannaturali, non accadeva mai nulla di buono.
    «Mad...»
    Chiamò l'amica nel sentirla allontanarsi, cosa che avvenne nell'attimo esatto in cui una voce apparentemente angelica le oscurò i pensieri.
    Uno dei pochi vantaggi dell'essere ciechi stava nel porre molta più attenzione a ciò che non poteva essere visto, ma una simile dote non sembrò bastare a tirarla fuori da quel guaio. Sentì Diaval gracchiare impetuoso al di sopra della sua testa, ma non riuscì a reprimere il desiderio che la spingeva ad andare più avanti, nel punto esatto in cui percepì nuovamente la presenza di Madyson accanto a sé.
    Nel mentre, l'attenzione della strega si focalizzò sulla natura di quegli esseri che stavano spingendo chiunque altro verso l'oblio.
    La voce di Rhona non la sorprese, ma servì a permetterle di aggrapparsi a uno stralcio di lucidità. Nessuno meglio della sorella sarebbe stato in grado di percepire una simile intromissione.
    «Fate o Sirene?»
    Le prime semplicemente incomprensibile. Le seconde, anch'esse perfide e astute, erano in qualche modo legate a quella che era la natura che le tre streghe oramai condividevano. Non per questo la mora le avrebbe accolte con meno disprezzo.
    Lasciò che Rhona scivolasse nella tentazione di dare inizio a una lite furiosa con Madyson, limitandosi a scuotere il capo con un accenno di irritazione. Non le sembrava il caso che le due risolvessero in quel preciso momento le loro pene d'amore, ma doveva ammettere che non farlo avrebbe significato accettare l'eventualità che almeno una delle due non avrebbe più avuto modo e tempo per farlo.
    Compì un altro passo in avanti, un gesto di troppo che la portò a scontrarsi, non senza una certa delicatezza, con la figura sconosciuta di un uomo, a giudicare dal contatto.
    «Mi scusi.»
    Incolore. Avrebbe aggiunto un "non l'avevo vista", ma non era più dell'umore per simili battute.


    Reya è vittima della malia e si rivolge a Madyson e Rhona.
    Si porta vicino a uno sconosciuto, può essere uno qualunque dei personaggi presenti.

    - Condizioni di salute: Invariata
    - Punti Mana: 100
    - Creature/Famigli: Diaval
    - Tecniche: /
     
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    Fabien H. Shaw | 24 | Licantropo | scheda livello
    Purtroppo o per fortuna il suo viaggio in barca era destinato a terminare da un momento all'altro.
    Previdente circa ciò che sarebbe successo al proprio cellulare di lì a breve e volendo evitare che l'aggeggio elettronico potesse implodere tra le sue mani, si prodigò rapidamente di spegnere le notifiche push provenienti dalle reactions varie ed eventuali che i suoi messaggi promozionali avrebbero generato, stando attendo a mantenere attive quelle invece provenienti dalla lista dei suoi Following.
    Se qualche amico avesse avuto bisogno di lui non avrebbe mancato di rispondere.

    Ci rivediamo dopo vicino lo stand, allora. Continuo giù.

    Con quelle poche parole smozzicate in direzione del ragazzino del marketing, abbandonò la barchetta che intanto aveva attraccato in prossimità del molo, cominciando a regalare sorrisi, strette di mano e abbracci sudati a tutte quelle persone che erano state raggiunte dalle sue esche e che cominciavano ad accalcarsi attorno ai figuranti che distribuivano, come promesso, i campioncini di alcolico.

    Scusate ragazzi, i selfie dopo. Ho bisogno di rinfrescarmi un attimo.

    Con la temperatura corporea innaturalmente elevata che si trovava, sopravvivere sotto il sole cocente quel giorno continuava ad essere un'impresa e probabilmente ingollare qualche shot di vodka non lo avrebbe aiutato. Tuttavia, non era mai stato un tipo riflessivo, dunque impossessarsi di una manciata di bottigliette, due delle quali vennero prontamente vuotate per sete, fu il suo primo pensiero.
    Non vedeva il motivo utile per mantenere i sensi all'erta in quel frangente, tuttavia il brivido che lo percorse nel momento in cui la Malia si fece strada dentro di lui non fu ignorabile.
    Prese a spostarsi calando gli occhiali da sole che portava in equilibrio sulla fronte davanti agli occhi, ingollando nel tragitto un terzo shottino che ne bruciò la gola in maniera quasi fastidiosa. E se in mezzo alla calca sarebbe stato complicato sulle prime individuare i volti noti delle gemelle e di Madyson, il richiamo del simile che spandeva prorompente dal branco di Dobermann era quanto di più naturale possibile per lui.
    Snudò i denti in una smorfia rivolta in direzione dei famigli, emettendo un ringhio basso e inudibile a chicchessia meno che a lui, disperdendo altrove le proprie attenzioni solo nel momento in cui il suo udito fu raggiunto dalle familiari voci delle ragazze poco distanti da lui.
    Per quanto la presenza di Madyson e Reya fosse sì inaspettata, ma comunque plausibile, la vista di Rhona lo fece interrogare sull'effettivo quantitativo di vodka che aveva ingerito fino a quel momento.

    Ne ho bevuta troppa e vedo doppio?

    Chiese ironico, avvicinandosi al trio dopo aver recuperato qualche altra bottiglietta al volo, tentando di spacciarle a loro.

    Non fa solo caldo o sbaglio?

    Urlare ai quattro venti che sentiva nelle ossa che qualcosa di strano sarebbe successo da un momento all'altro gli parve inopportuno, dunque si limitò ad occhieggiare le altre tre tenendo sotto controllo il branco di Dobermann osservandoli in cagnesco, gonfiando meccanicamente il petto come a volersi mostrare quanto più autoritario possibile.

    Salute: Confusione dovuta alla malia.
    Punti Mana: 92/100
    Creature/Famigli: /
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    Abel L. Barrow | 24 y.o. | virtù | scheda livello

    A volte si sente una specie di asceta. È come se sentisse che il mondo che ha intorno non fosse il proprio, come se sapesse di appartenere ad altro. Ne esisterà qualcuno, tra gli infiniti mondi possibili, in cui possa sentirsi a casa, probabilmente, ma al momento non riesce a dargli una forma. Un colmo per uno come lui, che riesce a rendere tangibile qualunque cosa possa immaginare. Sbircia il sole che filtra tra le fronde, incurante del vociare là sotto, che tuttavia si insinua nel suo subconscio. E’ come quando non fai caso a una canzone, ma due minuti dopo ti trovi a fischiettarla chiedendoti il perché. Allo stesso modo Abel lascia che quella malia gli passi sotto la pelle, prima di rendersi conto che essa non è in grado di scivolarvi come acqua. Cerca di chiudere gli occhi e sospira, cerca di scacciare dal proprio corpo quella sensazione che capisce essere estranea, ma amica stretta della sua curiosità. Senza troppe remore scende dall’albero atterrando con un tonfo, e volge lo sguardo verso il cantiere. E’ da lì che quel canto soave sembra venire. ora sappiamo cos’è che attira ogni volta i vecchi in cantiere. È lì, vicina, appena oltre la recinzione, laddove due archeologi(?) discutono animatamente. Schiva distrattamente alcuni venditori di vodka, poiché la sua attenzione è rapita altrove.
    Un colpo contro la sua spalla lo riscuote, per un attimo. Un volto che gli sembra di conoscere, quello.
    «Fa niente.»
    Si rivolge alla ragazza, il tempo di rendersi conto di come quell’angolo si stia popolando di persone. Persone attratte da quel canto. Simili, forse. Scorre con lo sguardo la recinzione, si lascia indietro la ragazza e infine si avvicina al bordo oltre il quale i ragazzi stanno parlando.
    «Salve. Che succede?»
    Chiede, facendo il vago. Si è lasciato trasportare verso quel luogo, come un bove che s’avvicina all’altare dove i sacerdoti lo aspettano. Eppure non riconosce più bene il confine tra ciò che vuole e ciò che gli è imposto fare, in quel momento. Forse le cose coincidono.




    Scende dall'albero, si scontra un attimo con Reya e poi va a rompere le scatole agli archeologi.
    Non usa tecniche perchè non le ho ancora postate wowo brava Liz sempre sul pezzo

    - Condizioni di salute: Confusione dovuta alla malia.
    - Punti Mana: 100
    - Creature/Famigli://
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